Sharenting: Perchè Per I Minori È Rischioso Essere Presenti Sul Web?

Scopri il significato dello Sharenting e perchè per i minorenni è rischioso essere presenti sul web.

Cos’è lo Sharenting?

Sharenting è un anglicismo che si compone di due termini: share, che significa condivisione, e parenting, educazione o paternità.

Pertanto, possiamo dire che questo concetto si riferisce alla pubblicazione costante di fotografie o video sui social network da parte di genitori che condividono qualunque evento importante del loro bambino.

Oggi sul web si trova un numero enorme di immagini di neonati o bambini senza l’autorizzazione dei genitori o tutori, motivo per cui Google ha attivato una procedura per rimuovere immagini di minori.

Un articolo pubblicato dall’Università della Catalogna (UOC) afferma che l’81% dei bambini sotto i 6 mesi compare su Internet.

Cos’è lo Sharenting 
Dirittoalloblio

La loro presenza online, secondo questa fonte, continua ad aumentare.

Cos’è e cosa non è Sharenting?

Pubblicare o condividere una foto di un bambino o di un neonato non implica automaticamente che si tratti di sharenting.

Tuttavia, attraverso la costante connessione dei genitori ai social network, questi riescono a documentare in maniera costante e persino abusiva, la vita dei propri figli.

A causa della mole di traffico su queste reti e delle pubblicazioni di genitori o tutori, la privacy del minore può essere violata, poiché le immagini vengono condivise senza pensare ai rischi.

Social Network e Sharenting

Di fronte a una società così presente nel mondo digitale, i genitori di quest’epoca fanno un uso continuo dei social network, arrivando persino allo sharenting.

Come rivela lo studio condotto dalla University Of Michigan Health:

“La maggior parte dei genitori di bambini piccoli (84% delle madri, 70% dei padri) dichiara di utilizzare i social media come Facebook, forum online o blog.

Più della metà delle madri (56%), rispetto a solo il 34% dei padri, discute di argomenti relativi alla salute dei bambini e alla genitorialità sui social media”.

Lo studio condivide anche la percezione del tipo di contenuto pubblicato su Internet dai genitori.

Social Network e Sharenting Dirittoalloblio

Le informazioni imbarazzanti su un bambino toccano una percentuale del 56%; il 51% fornisce informazioni personali che potrebbero identificare la posizione di un bambino e il 27% condivide foto inappropriate.

Per evitare questo, Meta si è impegnata a creare esperienze sicure per i minori.

Facebook 

Questo social richiede che i suoi utenti abbiano un’età minima di 13 anni che, in alcuni paesi, a seconda della giurisdizione, può essere più alta.

Allo stesso modo, Facebook condivide sul proprio sito Web che:

“La creazione di un account con informazioni false costituisce una violazione delle nostre condizioni d’uso. Lo stesso vale per gli account registrati per conto di persone sotto i 13 anni.”

Instagram

Anche Instagram, come Facebook, ti chiede di aver compiuto 13 anni per creare un account.

Come ulteriore misura, limita i DM (messaggi privati) tra utenti minori e adulti.

Di fronte a questo problema, Instagram segnala che:

“Abbiamo aggiunto una nuova funzionalità che impedisce agli adulti di inviare messaggi ai minori di 18 anni che non li seguono.

Se un adulto tenta di inviare un messaggio a un adolescente che non lo sta seguendo, riceve una notifica che gli dice che non può”.

WhatsApp

Per quanto riguarda WhatsApp, l’età minima è di 16 anni se si vive in un paese dell’Unione Europea, di 13 anni per gli altri paesi.

In relazione alla violazione delle sue condizioni, la rete garantisce che:

“La creazione di un account con informazioni false costituisce una violazione dei nostri Termini di servizio.

La registrazione di un account per conto di un minore che non ha l’età minima costituisce una violazione dei nostri Termini di servizio.”

Quali sono i rischi dello Sharenting?

La perdita di controllo sulle pubblicazioni sui social network o sullo sharenting provoca una serie di rischi a breve, medio e lungo termine.

Iniziamo con quelli a breve termine:

  • Sequestro di persona: un criminale può sfruttare le tracce lasciate dal genitore sui social network, come luogo e ora di qualche attività;
  • Furto di identità digitale: il criminale informatico ruba le informazioni pubblicate e crea un’identità illegale;
  • Grooming: i criminali creano profili falsi con foto di bambini o adolescenti rubate in rete e, spacciandosi per minori, aprono le porte per il sexting;
  • Presenza nel dark web: sequestro di foto per svolgere servizi illeciti.

Le conseguenze a medio termine sono:

  • Meme: le foto condivise dagli stessi genitori, possono trasformarsi in un momento imbarazzante che può causare danni psicologici in futuro;
  • Cyberbullismo: i bambini possono subire molestie sui social network.

E infine, a lungo termine:

  • Furto d’identità: rischio che l’identità del minore venga in futuro rubata;
  • Reputazione digitale: pubblicare qualcosa sulle reti è questione di secondi, interrompere la diffusione può richiedere anche anni.

Rispetto al Diritto all’Oblio, anche il Regolamento UE 2016/679 si esprime circa la protezione dei dati rispetto ad un minore; nel testo si legge:

“I minori meritano una specifica protezione relativamente ai loro dati personali, in quanto possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti in relazione al trattamento dei dati personali.”

Modi per ridurre il rischio di Sharenting

Per ridurre il rischio di sharenting, condividiamo alcune raccomandazioni:

  • Non rivelare la posizione del bambino a meno che non sia accompagnato da un adulto responsabile;
  • Non condividere attività e luoghi abituali, come scuole, alloggi, ecc;
  • Le informazioni personali del bambino condivise sulle reti consentono ai criminali di raggiungerlo facilmente;
  • I post che condividi possono essere divertenti per te, ma dovresti domandarti se quel contenuto può incidere sullo sviluppo dell’identità del minore.

Se sei vittima di un crimine informatico, rivolgiti all’autorità competente, come la Polizia Postale o il Garante per la privacy.

Se hai realizzato sharenting o desideri informazioni o consulenza legale in merito alla privacy digitale, contatta Dirittoallobliogdpr.com.

Cosa devo fare se ho condiviso informazioni su un minore online?

Ti consigliamo di modificare alcune opzioni dei tuoi social network, ad esempio:

  • Impostazioni e privacy: così il tuo profilo ti consentirà di mostrare i tuoi contenuti solo a persone vicine alla tua cerchia sociale;
  • Eliminazione delle pubblicazioni: non avere alcun tipo di contenuto che possa mettere a rischio un minore, quindi la rimozione delle immagini è di vitale importanza;
  • Posizione: cerca in ogni post la posizione o le informazioni sul luogo che si può  facilmente identificabile e rimuovila.

Se hai domande sulla privacy digitale o sul Diritto all’Oblio, non esitare a contattare professionisti come Diritto all’Oblio.

Con oltre 20 anni di esperienza, l’azienda è sempre aggiornata sulla normativa sulla protezione dei dati.

Puoi indicare il link, l’immagine o il video che vuoi rimuovere e il team ti contatterà per tutelare la reputazione online del minore, applicando la normativa vigente.

Diritto all’Oblio dispone di un ufficio legale supportato da un team strategico esperto in reputazione online.

Conclusioni

A causa della quantità di pubblicazioni che i genitori fanno dei propri figli, è stato coniato un nuovo termine detto Sharenting, che significa caricare costantemente immagini di bambini o neonati sul web.

Pertanto, da questo articolo si può concludere che:

  • L’81% dei bambini di età inferiore a 6 mesi ha una presenza su Internet;
  • La perdita di controllo sulle pubblicazioni sui social network genera una serie di conseguenze a breve, medio e lungo termine;
  • La configurazione della privacy sui social network è di vitale importanza;
  • Scegli professionisti in questo ambito, che forniscono consulenza legale. Da dirittoallobliogdpr.com ti aiutiamo a esercitare il tuo Diritto all’Oblio.

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